mercoledì 13 febbraio 2008

Un 3 % da buttare?


In base ad alcuni sondaggi sembra che in Italia lo scudo crociato abbia ancora un valore per parte del corpo elettorale, tanto da comportare, per il solo fatto di essere esibito su una scheda elettorale, una percentuale di consensi pari al 3 %. Ciò accadrebbe indipendentemente dai nominativi dei candidati, dal programma elettorale e dallo schieramento politico di riferimento. Molti, infatti, voterebbero per lo scudo crociato per ciò che storicamente ha rappresentato e per i valori di cui si è fatto portatore. Non è un caso, infatti, se da alcuni anni pendono cause civili tra alcuni partiti per il riconoscimento del diritto all'utilizzo esclusivo di quel simbolo con tanto della famosa dicitura Libertas. L'importanza dei simboli, soprattutto per buona parte degli elettori, è ben nota a Pierferdinando Casini il quale, pur di non rinunciare allo scudo crociato, pare disposto a non collocare l'UDC all'iterno del PDL. Berlusconi, infatti, ha previsto che l'adesione al nuovo partito da parte di altre forze debba essere subordinata alla rinuncia di simboli e denominazioni precedenti. L'unica eccezione è stata concessa alla Lega Nord. Se è vero che il simbolo del Carroccio sarà esposto nelle liste del PDL dei collegi del Settentrione perché si tratta di un movimento fortemente radicato al Nord e perché, forse, se ci fosse una lista leghista molti la voterebbero a scapito del centro-destra, ci si domanda per quale ragione non sia opportuno tenere conto del peso elettorale di un simbolo come lo scudo crociato. E' oggettivo il fatto che il simbolo scelto per rappresentare il PDL sia scarno e poco indicativo tanto da lasciar supporre che sia stato scelto frettolosamente. Onde evitare un eccessivo disorientamento da parte degli elettori, sarebbe stato più proficuo se il PDL, nel proprio emblema, avesse riportato in piccolo anche i simboli di tutti i partiti che ne hanno dato vita. Se l'UDC non stipulerà un'alleanza con il centro-destra, è assai probabile che il PDL dovrà amaramente rinunciare ad una buona fetta dell'elettorato moderato.

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