Don Nicolò Anselmi, responsabile della CEI per la pastorale giovanile, ha bocciato senza mezze misure la scena erotica di Caos calmo, il film attualmente nelle sale cinematografiche italiane interpretato da Nanni Moretti ed Isabella Ferrari (insieme, nella foto sopra). In particolare, il sacerdote ha criticato la durezza della scena, senza esimersi dal definire, simili rappresentazioni, volgari e distruttive. Nel suggerire che, in futuro, gli artisti scelgano di esercitare una sorta di obiezione di coscienza di fronte alla richiesta di girare simili scene, don Anselmi ha ritenuto opportuno precisare che da attori impegnati come Moretti e la Ferrari si sarebbe aspettato una scena romantica, soffusa, tenera, ossia un gesto d'amore, magari aperto alla vita. Non si dubita che la scena possa oggettivamente risultare forte e che trasmetta un modo particolare di concepire le relazioni sessuali ma, al tempo stesso, è opportuno evidenziare che si tratta di un mero prodotto artistico e che ogni immagine debba necessariamente essere contestualizzata. Proporre una scena di questo tipo, infatti, non sempre comporta un'adesione morale da parte degli autori e degli interpreti e, spesso, rientra nell'ambito di una sceneggiatura finalizzata a rappresentare una realtà o a trasmettere uno specifico messaggio. Chi può escludere, inoltre, che gli autori abbiano voluto la scena in questione allo scopo di evidenziarne la criticabilità? E' lecito che ognuno possa liberamente esprimere le proprie opinioni, fino a cassare del tutto un'opera. Ciò che, invece, appare doveroso evitare, è porre censure all'espressione artistica. Le polemiche sorte intorno a Caos calmo lasciano supporre, infatti, che dal 1972 ad oggi la società italiana non si sia liberalizzata più di tanto.
Per chi non lo sapesse o non lo ricordasse, nel '72 uscì nelle sale italiane Ultimo tango a Parigi (nella foto sopra, da sinistra, Maria Schneider e Marlon Brando in una scena del film), uno dei più famosi film di Bernardo Bertolucci, che subì per parecchio tempo una severa censura. In un Paese civile, invece, l'unica forma di censura ammissibile deve essere attuata dai singoli, scegliendo di vedere o non vedere un'opera, e, soprattutto, di valutarne personalmente il valore. Nel XXI° secolo, temere che un film possa essere deviante per i giovani appare un tantino anacronistico. Siamo nel secolo del web, dell'informazione diffusa, del pluralismo culturale e dell'ampia offerta artistico-mediatica. Ciò che, invece, appare opportuno, è aiutare le giovani generazioni a sviluppare un forte senso critico, in modo tale da consentire loro di determinarsi adeguatamente e di attribuire il giusto peso ai fenomeni.
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