giovedì 6 marzo 2008

LA ROSA APPASSITA

C’erano una volta,qualche tempo fa, 2 persone perbene che sono uscite dall’UDC e hanno fondato la rosa Bianca con Savino Pezzotta.Sembravano intenzionati a creare un movimento di centro alternativo al “bipolarismo muscolare che ha caratterizzato la cosiddetta seconda repubblica”.
Qualche settimana fa,abbiamo saputo che la Rosa Bianca si è alleata con l’UDC di Pierferdy Casini (detto anche Azzurro Caltagirone).
La cosa più sconcertante è che in pratica il nuovo movimento pur di assicurare la poltrona a Tabacci,Baccini e Pezzotta non ha posto alcuna condizione all’alleanza con l’UDC.
Il candidato premier è Casini che dice di rappresentare i cattolici ,ma che ,come dice Beppe Grillo,se Cristo potesse scendere dalla croce lo prenderebbe a calci.
L’UDC candida come capi lista in Campania il giovane Ciriaco De Mita e in Sicilia Totò Cuffaro ,condannato in primo grado per favoreggiamento .
Come a dire ,il nuovo che avanza e l’etica in politica.
Talvolta le rose non sbocciano in primavera,ma appassiscono.

lunedì 25 febbraio 2008

Ci si mette pure Mamma Rai


Per ora è soltanto un'indiscrezione, ma pare che presto il famigerato canone Rai dovrà essere pagato anche da parte dei possessori di personal computer e telefonini di ultima generazione (quelli che cuociono la pasta e portano a spasso il cane, per intenderci). In pratica, Mamma Rai avrebbe colpito di nuovo e, soprattutto, avrebbe trovato un modo facile per battere cassa presso il povero popolo italiano. Prima di tirare le conclusioni, bisognerà aspettare di visionare il provvedimento di attuazione e valutare, quindi, quale raggio d'azione avrà sulle nostre tasche. Per ora gira la voce che verranno esentati i personal computer ed i telefonini di coloro che già pagano un canone per l'abbonamento radiotelevisivo. Forse, alla luce di ciò, si può dedurre che l'idea dei vertici di Viale Mazzini sia quella di farsi pagare da coloro che, pur non avendo un televisore, hanno modo di guardare la TV o ascoltare la radio tramite i suddetti strumenti elettronici. Sembra proprio che Mamma Rai faccia di tutto per farsi amare dai suoi telespettatori. A questo punto, però, sorge spontanea una domanda: cara Mamma Rai, possiamo promuovere un'azione di disconoscimento familiare?

venerdì 22 febbraio 2008

I rischi di un'Italia dei dogmi


Il ristagno interno all'attuale classe politica ed i colpi di piazza di Beppe Grillo (nella foto)hanno indotto molti partiti ad elaborare curiose proposte per il futuro. Pare, infatti, che verrà proposto un limite massimo di mandati parlamentari consecutivi da parte di ciascun esponente politico, misura volta a consentire uno svecchiamento della classe politica. Beppe Grillo, poi, ha alzato la posta proponendo, in più occasioni, di inserire per legge un limite massimo d'età per potersi candidare. E' di questi giorni, poi, la notizia secondo la quale il PDL non candiderà persone con procedimenti penali in corso, salvi i casi di persecuzioni giudiziarie di natura politica. All'interno del PD, le prime scremature non già state fatte. Prodi, Amato e Visco hanno già dichiarato che non si candideranno, mentre De Mita è uscito polemicamente dal partito dopo aver appreso di essere stato escluso dalle liste a causa della sua lunga presenza in Parlamento. Sulle scelte di Prodi, Visco e Amato, ci sarebbe molto da dire. E' difficile evitare di pensare che i primi due abbiano fatto questa scelta per ragioni di convenienza, essendo tra i principali destinatari delle molte accuse di malgoverno mosse alla sinistra italiana. Amato, invece, come la recente storia politica ha dimostrato, non ha alcun bisogno di candidarsi per godere di un certo peso politico. E' oggettivo, infatti, che da tempo è una presenza costante nei governi di centro-sinistra e che, con ogni probabilità, se vi sarà un Governo Veltroni, un ministero verrà assegnato proprio ad Amato. Quanto a De Mita, si può aprire un'accesa critica in favore dell'ex Presidente del Consiglio. Per quale ragione dovrebbe essere escluso dalle liste quando, invece, Veltroni (che non è un politico comparso sulla scena da poco) non solo si candida ma aspira alla guida dell'esecutivo? Sul fronte opposto, i dogmi resi noti da Bondi circa le candidature appaiono incoerenti e, soprattutto, opinabili. Rifiutare di candidare una persona con precedenti penali o con procedimenti in corso non può essere una regola assoluta, ma deve trovare applicazione alla luce delle circostanze concrete. In buona sostanza, bisognerebbe valutare il reato effettivamente commesso. Il fatto, poi, che si riconoscano eccezioni per coloro che, a giudizio del PDL, risultano perseguitati politici, ha un sapore beffardo. In questo modo non solo trionfa la solita massima "fatta la legge, trovato l'inganno", ma ci si trova di fronte ad un sistema volto a promettere grandi cambiamenti, senza toccare alcunché. Chi può dire con sicurezza se un processo può avere remote finalità politiche? Sarebbe stato molto meglio se sulla questione il PDL avesse elegantemente glissato. In generale, la nuova tendenza a voler mettere paletti anagrafici e di altro tipo non fa bene alla politica italiana. Non si può determinare per legge quanto e quando un cittadino possa dedicarsi alla politica attiva. Ogni scelta ed ogni decisione dovrebbero dipendere dal prudente apprezzamento delle dirigenze dei partiti e, soprattutto, degli stessi candidati, come accade in molti Paesi del mondo. Le vere riforme metodologiche non devono avvenire tramite la legge, bensì attraverso una modifica del modo di vedere e di pensare la politica.

giovedì 21 febbraio 2008

La lingua italiana del Duemila


Diaciamoci la verità: la lingua italiana agli Italiani non piace proprio. Anzi, agli Italiani piace infarcirla di neologismi e di termini anglosassoni che nessuno ambisce a voler italianizzare. E' risaputo che gli abitanti del Belpaese sono esterofili per natura, che Sanremo non è Sanremo senza la valletta straniera di turno e che le veline di Striscia la Notizia siano più gradite ai più se mostrano un marcato accento forestiero. Segni evidenti di questa strana tendenza si possono cogliere anche dalle recenti vicende di natura politico-sociale. L'anno scorso, accanto al Family Day ci sono stati il V-Day e il B-Day (rispettivamente, il Vaffanculo Day ed il Bamboccione Day) e, in aprile, avremo l'Election Day, in seguito all'accorpamento delle elezioni amministrative al rinnovo del Parlamento. L'ultima testimonianza di questa moda, in ordine cronologico, è data dalla denominazione del movimento politico fondato da Giuliano Ferrara, ossia la lista Pro Life, che si contraddistingue per il sostegno alla vita e la lotta all'aborto. Anche la politica, quindi, segue le mode dei tempi e diventa più trendy, giusto per avvicinarsi maggiormente al linguaggio di molte persone ed evitare, soprattutto, di essere out. Gli esempi potrebbero continuare, toccando ogni ambito della quotidianità, dallo sport alla buona tavola, dall'abbigliamento al cinema, passando per la pubblicità e, soprattutto, l'informatica. Nonostante un'apparente inglesizzazione del nostro lessico, è risaputo che il tasso di conoscenza delle lingue straniere da parte degli Italiani è tra i più bassi d'Europa. C'è, forse, il desiderio di esorcizzare un gap di conoscenza, nella scelta di molti di utilizzare sempre e comunque, anche oltre il necessario, termini ed espressioni mutuate dalla lingua inglese?

mercoledì 20 febbraio 2008

Il "peccato originale" del Popolo della Libertà

Navigando in rete e parlando con le persone, emergono delle amare verità. La delusione verso il biennio di governo di Romano Prodi è sulla bocca di tutti, indipendentemente dalla fede politica. Colpisce, poi, il fatto che buona parte dell'opinione pubblica non guardi con fiducia ad una possibile vittoria elettorale del Popolo della Libertà, ossia il raggruppamento politico sorto per volontà di Berlusconi e di parte dei suoi vecchi alleati. Qualcuno critica il polo azzurro per la scarsa novità di slogan e promesse elettorali, altri per la scelta della denominazione, altri per un'avversione personale nei confronti di Berlusconi o altri esponenti pidiellini. Ciò che più colpisce, tuttavia, è una pesante accusa che viene rivolta al PDL fin dal momento della sua fondazione: la scarsa democrazia interna. Effettivamente, al momento non si può non dar ragione a costoro. Il Popolo della Libertà è nato, mutuando una tipica espressione del diritto canonico, tramite un provvedimento motu proprio di Silvio Berlusconi che, senza dire niente a nessuno, ha dichiarato pubblicamente lo scioglimento ufficiale di Forza Italia (poi rettificato) e la nascita del nuovo partitone. Non c'è stato il confronto interno ed il dibattito che, invece, hanno condotto il lungo processo di formazione del Partito Democratico e, sorpattutto, la base è stata chiamata plebiscitariamente a decidere il nome del partito e nient'altro. Gli alleati non hanno avuto voce in capitolo ed è stato chiesto loro di aderire oppure di sciogliere i precedenti accordi elettorali e governativi. Un simile modo di agire non appare molto coerente, infatti, con le prime parole che lo stesso Berlusconi profferì nel momento in cui annunciò la nascita del partito. A riguardo disse, infatti, che sarebbe nato il partito del popolo italiano, fondato dal basso, ossia dalla gente e, soprattutto, contro i cosiddetti parrucconi della politica. All'interno del PDL i giochi sembrano già definiti: Berlusconi sarà candidato alla presidenza del Consiglio dei Ministri e per le candidature alle Camere verranno riproposti molti dei vecchi nomi della nomenclatura di Forza Italia ed Alleanza Nazionale, il tutto senza il benché minimo intervento decisionale da parte della base. Ci si augura che ciò dipenda esclusivamente dal fatto che il PDL è nato pochi mesi prima delle elezioni politiche anticipate e che il gap democratico interno venga sanato ad urne chiuse, dopo la formazione del nuovo governo. In caso contrario, qualora il PDL dovesse mantenere una struttura verticistica, il Liberalismo, il Cristianaesimo Democratico ed il Conservatorismo, risulterebbero nettamente sconfessati, così come la concezione occidentale della democrazia di partito. Indipendentemente dalle mosse di assestamento del PDL in epoca post-elettorale, l'attuale struttura rischia, agli occhi di molti, di passare come un deficit democratico, ossia una sorta di peccato originale che potrebbe spingere molti elettori di centro, di destra e di centro-destra ad effettuare scelte differenti rispetto al passato. Sono finiti, infatti, i tempi in cui gli elettori dovevano scegliere tra centro-destra e centro-sinistra. La Balena Azzurra rischia, per tali ragioni, di essere seriamente lavorata ai fianchi da forze come La Destra - Fiamma Tricolore o da una possibile alleanza UDC-UDEUR-Rosa Bianca.

Ancora due parole sul giornalismo partecipativo


Dopo Sweet Tweety, ecco un altro collaboratore che si aggrega alla redazione di Reprehensio. Si tratta di Cuc69, che da oggi è il terzo autore di questo blog d'informazione critica e partecipativa. Gli stessi auspici manifestati nel post di ieri, quindi, vengono oggi rinnovati per una migliore resa di questo servizio. L'annuncio dell'ampliamento dello staff e la scelta di pubblicare questa foto, mi offrono l'occasione per una doverosa puntualizzazione. L'immagine sopra proposta, a mio sommesso parere, è molto eloquente (sic!). Premesso che mi piace molto l'arte interpretativa e che 2001: Odissea nello spazio rientra nel novero dei miei film preferiti, la foto in questione ha un significato molto più ampio di quanto potrebbe sembrare. Reprehensio, come già affermato nell'editoriale di presentazione, è stato costituito per fornire un'informazione critica e, soprattutto, partecipativa. Purtroppo, a causa di un linguaggio dolosamente criptico e di un certo modo di intendere l'attività informativa, c'è il forte rischio di andare verso una sorta di passività nella formazione dell'opinione pubblica. In buona sostanza, i lettori ed i telespettatori rischiano di divenire soggetti estranei alla realtà di cui si tratta, quasi come se quanto raccontanto fosse davvero la trama di un film (spesso dell'orrore). L'effetto, alla lunga, potrebbe essere molto simile a quello visibile nella foto proposta: di fronte ai fenomeni, si rischia di restare neutri e distanti, il che equivale a depotenziare il peso dell'opinione pubblica. Il giornalismo partecipativo nasce proprio con lo scopo di favorire l'incontro tra mittenti e destinatari delle notizie, creando una sorta di salotto virtuale, e cercando di affrontare ogni tematica senza faziosità e in modo puramente oggettivo. Il crescente numero degli autori e, seppur lentamente, dei visitatori, può lasciar sperare che questo progetto possa raggiungere i propri scopi.

martedì 19 febbraio 2008

La redazione di Reprehensio si allarga


Da oggi, Reprehensio diverrà una testata più completa, grazie all'adesione dell'amica Sweet Tweety al team degli autori. Un'attività a quattro mani, infatti, renderà i servizi ancor più obiettivi e, soprattutto, favorirà maggiormente la trattazione critica delle notizie e dei fatti che caratterizzano la nostra realtà. Nell'inviare a Sweet Tweety i miei migliori auguri per una felice collaborazione, colgo l'occasione per ricordare a chiunque fosse interessato a collaborare per il bene della verità e nell'interesse collettivo, di prendere contatto con il sottoscritto attraverso l'indirizzo e-mail che compare lungo la colonna destra della homepage.

lunedì 18 febbraio 2008

Giusto per tastare il terreno


Nonostante si tratti di un sito aperto di recente e, pertanto, con un basso numero di visitatori, Reprehensio propone un sondaggio per tastare il terreno del gradimento in vista delle prossime elezioni politiche. Nell'anonimato più totale, chi lo desidera può partecipare votando attraverso un click nella colonna posta in alto a destra, sopra l'elenco degli articoli pubblicati. Non sono richiesti dati da parte di chi esprime il voto. Si tratta di un puro esperimento, giusto per valutare se il nuovo assetto pluripolare del nostro scenario politico va a genio agli elettori. Naturalmente, le scelte offerte non rappresentano ancora schieramenti effettivi e, in molti casi, si tratta di ipotesi di cartelli elettorali. Ciò riguarda soprattutto il Centro, dove la partita delle alleanze è ancora tutta da giocare.

Ecco un altro uomo nuovo!


Chi segue con assiduità la politica italiana non può che provare una comprensibile sensazione di dejà vu relativamente alle facce che la contraddistinguono. Si è detto da più parti che la politica deve essere svecchiata e rinnovata perché possa risultare più coinvolgente per i cittadini. Pare, in effetti, che questi buoni propositi si stiano avverando uno per uno. Accanto agli uomini nuovi Silvio Berlusconi (candidato alla guida del governo per ben cinque volte e Presidente del Consiglio nel 1994 e dal 2001 al 2006) e Walter Veltroni (esponente del PCI-PDS da decenni, già parlamentare, Ministro, segretario politico dei Democratici di Sinistra e Sindaco di Roma), ecco un volto nuovo per la politica amministrativa locale: Francesco Rutelli. Il camaleontico Ministro dei Beni Culturali uscente, infatti, intende ricandidarsi, dopo aver già espletato due mandati in passato, alla carica di Sindaco di Roma in occasione delle imminenti elezioni che conseguono alle dimissioni di Veltroni. Una simile scelta non necessita di troppi commenti circa l'effettiva ventata di novità portata dal Partito Democratico all'interno dello scenario politico nazionale. E' possibile che, in tutta Roma, in tutto il Lazio, ed in tutta Italia, non si sia trovato un esponente politico che potesse candidarsi, con probabilità di vittoria, alla carica di primo cittadino della capitale? Forse, i romani, non hanno già avuto modo di conoscere lo stile amministrativo di Rutelli? Non sarebbe il caso, invece, di lasciare spazio a nuovi pubblici amministratori, magari giovani o, comunque, portatori di un nuovo modo di concepire e fare politica?

domenica 17 febbraio 2008

Chi se li piglia?


Fino al silenzioso avvio della diaspora radicale, i seguaci di Pannella si contraddistinguevano per le battaglie socio-economiche e quelle dal carattere etico-morale. Le prime erano improntate di liberismo capitalista giustificato dalla volontà di eliminare caste e potentati, mentre le seconde si basavano sull'affermazione della laicità. Dopo l'abbandono di Della Vedova e di Taradash, che hanno costituito i Riformatori Liberali, oggi forza costituente il Popolo della Libertà, e di Capezzone, a sua volta approdato nella galassia berlusconiana, i Radicali vicini a Pannella, alla Bonino e a Cappato hanno stretto un abbraccio mortale con i Socialisti di Boselli. Nonostante il clamore suscitato, la Rosa nel Pugno (RNP), ossia la sedicente forza riformista italiana da loro costituita, non ha affatto sfondato nelle passate consultazioni ed ha raccolto poco più di una manciata di voti. Le battaglie condotte dalla Bonino e da Boselli, ossia i testimonial della RNP, hanno un sapore misto tra il vecchio e l'inopportuno. Di sociale ed economico viene proposto poco o nulla, anche perché le tesi socialiste storiche fanno decisamente a pugni (mi si perdoni il giro di parole) con i propositi liberisti di stampo radicale. Le due tradizioni politiche, l'una fautrice dello Statuto dei Lavoratori del 1970 e l'altra pronta a proporre l'eliminazione di parte delle garanzie in difesa dei dipendenti, hanno fatto causa comune trovando un nemico nella Chiesa Cattolica. Tra feste in occasione della breccia di Porta Pia, critiche accese e gratuite ad ogni esternazione da parte del Papa e progetti di revisione di ogni rapporto con la Santa Sede, il tandem Bonino-Boselli ritiene di poter prosperare cavalcando la tigre dei sentimenti anticlericali. Purtroppo per loro, l'anticlericalismo era una moda di inizio Novecento ed oggi, nonostante la scristianizzazione della società, non ci sono così tante persone accese contro le istituzioni ecclesiastiche. Spesso i non credenti optano, verso la Chiesa, per un atteggiamento caratterizzato da una cortese indifferenza. La RNP, quindi, può risultare fastidiosa anche per coloro che non nutrono simpatia per la Chiesa oltre che, naturalmente, per i numerosi cattolici praticanti e non. Un'alleanza con i Radicali ed i Socialisti, quindi, può risultare più dannosa che vantaggiosa per ogni forza politica che ambisca a governare il Paese. Il fatto che, a tutt'oggi, Pannella, la Bonino, Cappato e Boselli non abbiano trovato una collocazione all'interno dei vari poli (le prossime elezioni, infatti, non saranno caratterizzate da una logica bipolare bensì pluripolare), lascia intravedere il timore di molti di subire un effetto elettorale negativo in seguito all'apparentamento. Forse i due partiti si presenteranno autonomamente oppure, riproporranno l'ormai appassita RNP, che dimostrerà ancora una volta quanto certi argomenti vadano riposti in soffitta.